TikTok introduce il filtro anti‑AI: cosa cambia per feed, creator e brand

I video generati dall’intelligenza artificiale hanno invaso i social. TikTok reagisce con un nuovo filtro che promette più controllo e trasparenza: potrai limitare o nascondere i contenuti creati dall’AI nel tuo feed. Una mossa che può riscrivere le regole della visibilità, mettere ordine tra deepfake e creatività assistita, e toccare il cuore del business pubblicitario. Ecco cosa sappiamo, come funziona davvero e perché questa scelta può cambiare il gioco per creator e aziende.

Che cosa cambia su TikTok: il nuovo filtro AI

TikTok abiliterà un’opzione che permette agli utenti di limitare la quantità di video generati dall’AI che vedono nel feed. Non è un semplice “on/off”: l’obiettivo è dare a ciascuno la leva per regolare la presenza di contenuti artificiali in base alle proprie preferenze.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’azienda accompagna il lancio con un messaggio chiaro: l’AI può essere una risorsa creativa se usata in modo trasparente e responsabile. In parallelo, la piattaforma introdurrà aggiornamenti per rendere più visibili le etichette che segnalano quando un contenuto è stato generato o modificato con l’intelligenza artificiale.

Dove è stato annunciato e perché ora

Il pacchetto di novità arriva all’interno di un evento europeo dedicato a trust & safety, con l’intento di allinearsi a un contesto che chiede maggiore controllo su deepfake, disinformazione e tutela degli utenti. La pressione regolatoria (pensiamo al DSA europeo) e la corsa ai contenuti “AI-first” hanno reso il feed meno prevedibile: offrire scelte chiare agli utenti è anche un modo per mantenere alta la fiducia e salvaguardare l’esperienza.

Come funzionerà il filtro: etichette, metadati e watermark

Capire se un video è stato generato o ritoccato dall’AI non è banale. TikTok segnala che userà più leve tecniche in combinazione:

  • Etichette visibili che indicano all’utente quando un contenuto è frutto o risultato di strumenti di intelligenza artificiale.
  • Metadati e “content credentials”: standard aperti per tracciare l’origine dei media e le modifiche subite lungo la filiera, così da riconoscere se un video è stato creato o alterato con app esterne.
  • Watermarking invisibile: marcatori non percepibili all’occhio umano ma leggibili dai sistemi interni per identificare l’uso di AI.

L’idea è combinare segnali “oggettivi” con un monitoraggio comportamentale del pubblico: come interagiamo con i contenuti può aiutare a migliorare i modelli di rilevamento, rendendo il filtro più preciso nel tempo.

I limiti tecnici del rilevamento

Nessun sistema è infallibile. Oggi non esiste un detector perfetto in grado di stabilire con certezza se un testo, un audio o un video sia stato generato dall’AI. Lo vediamo già con i modelli linguistici: persino i produttori ammettono che l’identificazione automatica è fallibile. Sul video il quadro è ancora più complesso: compressioni, ri‑upload, editing multipli e filtri creativi possono cancellare o confondere i segnali usati per il riconoscimento.

Tradotto: ci saranno falsi positivi e falsi negativi. Per questo TikTok spinge sulla trasparenza e sulla responsabilità dei creator, oltre che su un sistema di marcatura e rilevamento multilivello.

Impatto su creator, brand e pubblicità

Se il filtro verrà adottato in massa, il feed potrebbe cambiare sensibilmente. Alcuni effetti possibili:

  • Reach più volatile per chi pubblica molti contenuti AI. Se una quota crescente di utenti limita o nasconde i video generati artificialmente, l’esposizione organica può diminuire.
  • Maggiore premio ai contenuti “human-first”. Dietro le quinte, momenti reali, formati live e creatività “imperfetta” possono guadagnare spazio, perché percepiti come più autentici e quindi meno filtrati.
  • Brand safety. Per le aziende, il filtro è un’opportunità: posizionarsi accanto a contenuti chiaramente etichettati e coerenti riduce il rischio di adiacenza a deepfake o manipolazioni.
  • Trasparenza come leva di fiducia. Dichiarare l’uso dell’AI senza nasconderlo può diventare un vantaggio competitivo, soprattutto in campagne che uniscono efficienza produttiva e storytelling.

Circolano stime che parlano di oltre 1,3 miliardi di video AI su TikTok. Numeri così alti hanno effetti anche sul business: se il feed si riempie di clip generate in massa, la curation umana perde peso, il tempo di permanenza rischia di frammentarsi e l’efficacia pubblicitaria può risentirne. Da qui l’esigenza di ribilanciare l’ecosistema, senza soffocare l’innovazione.

Come adeguare la tua strategia su TikTok

  • Dichiara l’AI con intelligenza: specifica quando e come l’hai usata. Trasparenza e contesto migliorano l’accettazione e riducono il rischio di penalizzazioni.
  • Progetta un mix “human + AI”: usa l’AI per scripting, effetti o montaggi, ma mantieni volti, voci e momenti reali per superare i filtri e aumentare la fiducia.
  • Testa con e senza AI: fai A/B test su hook, durata e format; confronta retention, commenti e condivisioni per capire cosa passa meglio nel nuovo scenario.
  • Integra metadati corretti: adotta standard di content credentials nelle pipeline di produzione per facilitare l’etichettatura e ridurre errori di classificazione.
  • Punta su “proof of human”: dietro le quinte, bloopers, live Q&A e UGC verificati segnalano autenticità all’algoritmo e al pubblico.
  • Monitora l’impatto del filtro: guarda se la tua reach cambia in corrispondenza del rollout; segmenta le performance per format e uso di AI.
  • Ottimizza per la scoperta: cura titoli, descrizioni e hashtag con parole chiave pertinenti, evitando keyword stuffing; il SEO interno conta sempre di più.
  • Allinea policy e legal: rivedi linee guida interne su disclosure, copyright e uso di volti/voce sintetica; previeni rimozioni o limitazioni.

Perché TikTok spinge sulla trasparenza

Ci sono almeno quattro spinte dietro questa decisione:

  • Fiducia: gli utenti vogliono distinguere più facilmente ciò che è umano da ciò che è sintetico, specialmente quando in gioco ci sono volti e voci.
  • Disinformazione: i deepfake rendono fragile il contesto; etichette e filtri riducono la propagazione di contenuti fuorvianti.
  • Esperienza d’uso: un feed controllabile è un feed più “vivibile”; la saturazione di video AI può portare a stanchezza e abbandono.
  • Business: l’advertising ha bisogno di ambienti brand‑safe e prevedibili; più trasparenza significa CPM più stabili e migliori performance.

Cosa aspettarsi nelle prossime settimane

Il rollout sarà graduale. Aspettati:

  • Nuove etichette e schede informative su come viene rilevata l’AI.
  • Opzioni di controllo nel feed, con impostazioni per limitare o nascondere i contenuti AI.
  • Aggiustamenti continui dell’algoritmo man mano che TikTok raccoglie segnali di utilizzo e feedback degli utenti.

È probabile che il sistema evolva: prima il focus su etichettatura e preferenze, poi su modelli predittivi più raffinati per distinguere pattern “umani” da pattern “sintetici”.

Domande aperte

Restano nodi da sciogliere:

  • Definizione: quando un contenuto è “AI” ai fini del filtro? Basta un ritocco? Serve una percentuale di generazione?
  • Equità: come evitare penalizzazioni ingiuste per creator che usano l’AI in modo creativo ma trasparente?
  • Aggiramento: cosa succede se watermark e metadati vengono rimossi durante il ri‑upload o l’editing?
  • Interoperabilità: i contenuti cross‑postati da altre piattaforme manterranno le credenziali?

La traiettoria però è chiara: più controllo agli utenti, più responsabilità ai creator, più trasparenza per i brand. Per chi crea contenuti su TikTok, è il momento di ripensare il mix produttivo e mettere l’autenticità al centro.

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