Meta smonta il Metaverso: 70 miliardi bruciati e tagli fino al 30%. È già pronta la prossima bolla?

Il castello del Metaverso crolla, e questa volta non è solo un titolo provocatorio: è un cambio di rotta. Dopo anni di hype, promesse e slide patinate, arrivano numeri e decisioni concrete. Tagli, ridimensionamenti e un CEO che ha smesso di parlarne. La domanda non è se il Metaverso sia finito: è cosa impariamo da questa ennesima ondata di buzzword. E quale sarà la prossima bolla digitale che proverà a sostituirla.

Dalla buzzword al capolinea: perché il Metaverso si è sgonfiato

Per mesi, il Metaverso è stato raccontato come la nuova Internet. Poi, lentamente, il silenzio. Il trend è nato in piena pandemia, quando tutto sembrava virtualizzabile. In quel clima sono fiorite promesse, NFT dal valore “garantito” e progetti crypto “rivoluzionari”. La realtà, post-pandemia, è stata diversa: le persone sono tornate a vivere e lavorare nel mondo fisico e il Metaverso è rimasto un’esperienza di nicchia, senza casi d’uso di massa convincenti.

Il problema non è solo di storytelling. È di adozione reale:

  • Fatica d’uso: visori, app proprietarie, onboarding complesso. Troppi passaggi per troppa poca utilità.
  • Valore percepito debole: oltre il gaming, poche esperienze che valessero il tempo (e i soldi) degli utenti.
  • Modello di business incerto: i brand hanno sperimentato eventi e vetrine virtuali, ma senza ritorni misurabili.
  • Timing sbagliato: l’onda emotiva della pandemia si è spenta, lasciando dietro investimenti senza prodotto scalabile.

Cosa sta succedendo in Meta: i numeri che chiudono il capitolo

Il segnale più forte arriva dalla casa madre di Facebook. Secondo Bloomberg, dal 2021 a oggi Meta avrebbe perso oltre 70 miliardi di dollari legati agli sforzi sul Metaverso. Non bruscolini: un fiume di cassa indirizzato su una scommessa che non ha fatto breccia.

Sempre secondo Bloomberg:

  • Via ai tagli: si parla di riduzioni fino al 30% della divisione Metaverso, con scenari di chiusura sul tavolo.
  • Cambio di narrativa: Zuckerberg evita il tema da tempo nei momenti pubblici e con gli investitori.
  • Una metafora rivelatrice: in un’email interna, l’iniziativa sul Metaverso sarebbe stata paragonata a “un secchio che perde”.

Tradotto: si chiude un capitolo, si mettono in ordine i conti e si sposta il focus dove il mercato oggi vede trazione. La rotta è chiara: meno scommesse a lungo termine senza adozione, più progetti con impatto misurabile sul prodotto e sui ricavi.

Perché il Metaverso non ha funzionato (fin qui)

  • Esperienza non quotidiana: il Metaverso non ha mai risposto a un bisogno giornaliero, come ha fatto lo smartphone.
  • Hardware non maturo: costi, ergonomia e autonomia dei dispositivi hanno frenato l’uso prolungato.
  • Assenza di killer app: niente applicazioni “must have” fuori dalle nicchie gaming/eventi.
  • Falsa partenza enterprise: riunioni in 3D e uffici virtuali non hanno migliorato davvero produttività e collaborazione.
  • Promesse finanziarie prima del prodotto: l’ordine delle priorità (narrazione→capitali→prodotto) si è rivelato sbagliato.

La prossima bolla? Tutti guardano l’AI generativa

Qui arriva il punto critico. Quando un trend implode, il capitale non sparisce: si muove. E oggi si sta muovendo verso l’intelligenza artificiale generativa. Alcuni osservatori la paragonano già al Metaverso: investimenti giganteschi, annunci roboanti, timeline aggressive, poca sostenibilità dei costi.

Attenzione, però: mettere tutto nello stesso calderone è superficiale. C’è AI e AI.

  • AI generativa “generalista”: modelli ampi, costosi da addestrare e far girare, con casi d’uso ancora fluidi e ROI da dimostrare in molte aziende.
  • AI verticale “da caffettino”: soluzioni mirate, integrate nei processi, con metriche chiare (tempo risparmiato, qualità, conversione, riduzione errori) e adozione graduale.

La lezione del Metaverso è qui: la differenza non la fa la tecnologia in sé, ma l’allineamento tra caso d’uso, costi e risultati. Se quell’equilibrio manca, si gonfia una bolla. Se c’è, si crea valore vero.

Come evitare di cascarci di nuovo

  • Prove, non post: prima di annunciare, costruisci un pilota di 30-60 giorni con KPI di business semplici.
  • ROI prima, vanity dopo: il numero di demo non è un risultato; ore risparmiate, vendite e Net Promoter Score (NPS) sì.
  • Governance: privacy, sicurezza, proprietà dei dati e costi ricorrenti devono essere chiari subito.
  • Formazione: senza competenze interne, qualsiasi progetto resta un giocattolo.
  • Time-to-value: se il valore non appare entro 90 giorni, ridimensiona o ferma.

Impatto per aziende e creator: budget, priorità e metriche

Cosa fare adesso, in concreto?

  • Ripulire il portafoglio progetti: taglia ciò che non ha uso reale o numeri. Non mantenere prototipi per “presidio reputazionale”.
  • Riassegnare budget: meno sperimentazioni dispersive, più investimenti in strumenti che impattano vendite, assistenza, logistica, contenuti.
  • Ricentrare l’esperienza: dove sono i tuoi utenti oggi? Mobile, ricerca, social, email. Ottimizza lì prima di creare mondi paralleli.
  • Standardizzare l’AI “utile”: automatizza task ripetitivi, integra aiuto alla scrittura, analisi dati, sintesi meeting. Piccoli upgrade, grandi effetti.
  • Misurare con rigore: definisci metriche “prima/dopo” e rendi pubblici i risultati in azienda. La trasparenza spegne le bolle.

Per i creator e i marketer, la lezione è doppia. Non innamorarti della parola nuova: innamorati del problema del tuo pubblico. Se una tecnologia lo risolve meglio, usala. Se no, passa oltre. La credibilità è il vero asset: difficile da costruire, facile da perdere.

Il bilancio che serve: meno FOMO, più pensiero critico

La vicenda Metaverso ci ricorda che i lanci per gli investitori non sono piani per la tua azienda. Sono storie per il mercato. Servono lenti diverse: quelle del pensiero critico. Fatti, non slogan. Prove, non promesse. Budget, non buzzword.

Nei prossimi mesi vedremo un assestamento inevitabile: capitali che si spostano su AI generativa, tagli a progetti poco allineati al core business, pulizia nei portafogli R&D. È sano. E può essere un vantaggio competitivo per chi decide di giocare semplice: risolvere problemi reali con strumenti concreti, misurabili e sostenibili.

Conclusione

Il Metaverso, almeno per ora, esce di scena. Restano i conti, restano le lezioni. E resta una domanda: siamo pronti a riconoscere la prossima bolla prima che esploda?

👉 Per scoprire tutti i dettagli e l’opinione personale di Mario Moroni, ascolta la puntata completa su Spotify.