Google multata in Germania: 572 milioni per abuso nel confronto prezzi — cosa cambia per SEO ed e‑commerce
Una sentenza pesante colpisce Google in Germania: 572 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel settore dei comparatori di prezzo. Non è solo una cifra record: è un segnale forte sul futuro della ricerca, del traffico organico e di chi vive di comparazione e performance. Dove sta il confine tra servizio al consumatore e monopolio sugli accessi? E cosa devono fare ora aziende e publisher per non ritrovarsi con traffico e lead dimezzati?
Cosa è successo: la maxi-sanzione e i numeri chiave
Un tribunale tedesco ha condannato Google a pagare 572 milioni di euro per aver favorito i propri servizi di comparazione prezzi a discapito dei concorrenti. Secondo le ricostruzioni, la cifra si compone di circa 465 milioni per Idealo (importante comparatore di prezzo tedesco) e ulteriori 107 milioni destinati a un altro operatore locale.
Google ha respinto le accuse e ha annunciato ricorso. Ma l’impatto di questa decisione va oltre il testo della sentenza: si inserisce in un trend europeo che stringe le maglie sull’autopreferenza nei risultati di ricerca e sulle pratiche che possono ridurre la visibilità dei competitor. Per approfondire, puoi leggere anche la copertura di TechCrunch.
Il punto: l’autopreferenza nei risultati
Il cuore del caso è semplice da spiegare: quando cerchi un prodotto, la pagina dei risultati deve dare pari opportunità ai diversi player. Se il motore di ricerca spinge sistematicamente i propri box, feed o moduli di shopping davanti ai rivali, questi ultimi perdono click, conversioni e fatturato. È qui che scatta l’accusa di abuso di posizione dominante.
Il contesto europeo: non è un fulmine a ciel sereno
La battaglia sul “confronto prezzi” non nasce oggi. In Europa, il tema dell’autopreferenza di Google nei risultati shopping è discusso da anni e ha già generato sanzioni e contenziosi. La decisione tedesca si colloca in questo solco: più responsabilità per le Big Tech e più tutela per chi compete sulle stesse pagine di ricerca.
Due elementi aiutano a leggere il quadro:
- Antitrust e concorrenza: le autorità europee spingono per una SERP che non penalizzi chi non è “di casa”. È un tema di accesso al mercato: se perdi visibilità su Google, perdi il mercato.
- Nuove interfacce della ricerca: tra snippet, pannelli informativi e risposte sintetiche AI, lo spazio “clickabile” per i siti terzi si riduce. Meno spazio, meno click, meno ricavi: è matematica.
Chi sono i player coinvolti
Idealo è uno dei comparatori più noti in Germania e in Europa. La sua causa punta il dito contro anni di perdita di opportunità dovute alla visibilità privilegiata dei contenuti Google. Anche un altro comparatore tedesco riceverà un risarcimento significativo. In parallelo, Google contesta la ricostruzione e porta avanti la linea difensiva: i risultati sono pensati per aiutare gli utenti, non per escludere i concorrenti.
Impatto pratico: SEO, e-commerce e media nella linea di tiro
Qui arriva la parte che interessa a chi vive di digitale. Se il confronto prezzi è il laboratorio, l’esperimento si allarga a tutti: e-commerce, marketplace, media e publisher.
Traffico che cala, lead che calano
La traiettoria è chiara: più contenuto “nativo” di Google in SERP, più click trattenuti sul motore, meno traffico ai siti. E con le risposte AI (le cosiddette overview o risultati generativi), la dinamica si intensifica: l’utente ottiene già la sintesi, quindi clicca meno. Se il tuo funnel dipende dalle query non brand, il rischio è concreto.
Domanda diretta: cosa succede al tuo P&L se domani perdi il 30–40% di traffico organico su pagine money (categorie, schede prodotto, comparatori proprietari)? È uno scenario che tanti stanno già vivendo in silenzio.
Cosa fare adesso: piano operativo in 10 mosse
- Dipendenza da Google giù, diversificazione su: investi in direct (newsletter, community, app), brand search e canali pull/push alternativi (YouTube, TikTok, podcast, affiliazioni).
- Schema e feed perfetti: cura Product schema, disponibilità, prezzo, recensioni, immagini. Feed shopping e cataloghi impeccabili su tutti i canali.
- Contenuti che meritano il clic: comparazioni proprietarie, test reali, guide “how-to”, calcolatori. Se la SERP risponde, tu devi convincere.
- Intent mapping: separa intent informativi, commerciali e transazionali. Ottimizza le pagine in modo chirurgico.
- Page experience e velocità: Core Web Vitals non sono “nice to have”. Il dettaglio fa la differenza quando la SERP è affollata.
- First-party data: spingi su login, newsletter e CRM. Meno cookie, più relazione diretta.
- Paid smart: ridisegna il mix tra branded, competitor e categorie. Monitora cannibalizzazioni con SEO.
- SERP feature strategy: punta a FAQ, recensioni, immagini e video. Occupare pixel oggi vale più che scalare una posizione.
- Partnership e affiliazioni: presidia i comparatori terzi, non solo il tuo sito. Se l’utente non arriva da te, fatti trovare dove compra.
- Misura per sopravvivere: setta alert su CTR, impression, query e revenue per categoria. Test A/B continui sul copy in SERP.
AI in SERP: il prossimo contenzioso?
Il capitolo più caldo è quello delle risposte AI nella ricerca. Se l’overview sintetizza tutto in pagina, i publisher perdono sessioni e pubblicità. È qui che molti vedono il prossimo “caso” europeo: nuove contestazioni, nuove regole, nuovi equilibri tra piattaforme e contenuti di terze parti.
Tradotto per i business:
- Più brand, meno dipendenza dal generic: costruisci domanda diretta, perché le query generiche saranno sempre più “trattenute”.
- Contenuti proprietari e distintivi: dati, test, benchmark, community. L’AI genera, ma non può replicare il tuo vantaggio informativo.
- Formati multimediali: audio, video brevi, long-form di qualità. I motori “vedono” anche questi segnali.
Possibili scenari dopo la sentenza
Cosa aspettarci nei prossimi mesi?
- Ricorso di Google e tempi lunghi: i soldi non si spostano domani mattina. Ma l’indirizzo politico e regolatorio è scritto.
- Altri ricorsi privati: se passa il principio, altri operatori potrebbero chiedere danni. Il settore comparazione non è l’unico a sentirsi colpito.
- Aggiustamenti in SERP locali: in Germania potremmo vedere cambi graduali nel modo in cui i moduli shopping compaiono, soprattutto sotto pressione regolatoria.
- Maggiore vigilanza sul self-preferencing: non solo per Google, ma per ogni piattaforma dominante che integra servizi “di casa” nei risultati.
Le domande che contano
- Quanta parte del valore della filiera e-commerce viene catturata in pagina da Google?
- Qual è il giusto bilanciamento tra esperienza utente e spazio agli operatori terzi?
- Le risposte AI sono informazione o intermediazione commerciale? E con quali regole?
Checklist per marketer e founder
Se gestisci budget o P&L, prendi questa come checklist settimanale:
- Audit canali: percentuale ricavi da organico Google vs. altri canali. Obiettivo: nessun canale oltre il 30–35% del totale.
- Audit SERP: quali feature rubano CTR alle tue keyword top? Hai alternative per presidiare quegli spazi?
- Contenuti ad alta utilità: pagine “indispensabili” per l’utente, non sostituibili da un box AI.
- Funnel proprietario: lead magnet, newsletter, automazioni. Se la SERP ti toglie top-funnel, recupera mid/bottom con owned media.
- Test continuo: misurare, adattare, ripetere. La SERP cambia ogni trimestre; anche la tua strategia deve farlo.
In sintesi
La multa da 572 milioni non è solo un titolo: è un avviso a chi dipende esclusivamente da Google per traffico e vendite. Il messaggio è chiaro: l’accesso al mercato non può restare in mano a un solo attore, e i brand devono costruire difese proprie. Preparati ora: diversifica, alza la qualità, presidia la SERP e porta il pubblico a casa tua.
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