WhatsApp e Messenger alzano lo scudo: nuovi avvisi anti-truffa di Meta tra condivisione schermo e AI
Le truffe in chat non sono più l’eccezione: sono il canale preferito dai criminali. Per il Mese europeo della cybersicurezza, Meta annuncia novità concrete per WhatsApp e Messenger: avvisi quando qualcuno chiede la condivisione dello schermo e controlli AI per intercettare schemi sospetti. Piccoli pop-up, grande impatto: possono farci fermare un attimo e dire “aspetta, è davvero una buona idea?”. Vediamo cosa cambia, perché conta e come usare queste funzioni nel quotidiano. Fonte: Punto Informatico.
Perché proprio ora: il Mese europeo della cybersicurezza
Ottobre è la campagna annuale dell’UE dedicata alla sicurezza online: educazione pratica, strumenti concreti, abitudini sane. La mossa di Meta si inserisce qui, con un obiettivo semplice: intercettare i comportamenti a rischio nel momento in cui accadono, cioè prima che i danni siano fatti. Non linee guida teoriche, ma avvisi contestuali dentro le app che usiamo ogni giorno.
È una risposta a un trend chiaro: messaggi da sconosciuti, pressioni per “risolvere subito”, richieste di codici o, peggio, di avviare la condivisione dello schermo per “aiutarti” con banca, carte o rimborsi. E quando siamo di fretta, stanchi o distratti, anche i più esperti sbagliano clic.
Cosa cambia su WhatsApp: avviso quando attivi la condivisione schermo
Perché la condivisione schermo è la nuova frontiera delle truffe
Da quando WhatsApp ha introdotto la condivisione schermo nelle videochiamate, i truffatori la usano per catturare dati sensibili: credenziali, OTP, movimenti bancari. Lo schema è noto: ti contattano fingendo assistenza, ti spingono ad avviare la funzione, poi osservano tutto e ti guidano passo passo verso l’errore.
Come funziona l’avviso di sicurezza
Meta introduce un warning dedicato quando stai per condividere lo schermo. L’avviso ti ricorda di farlo solo con persone di cui ti fidi e segnala il rischio di esporre informazioni riservate. Semplice? Sì. Ma efficace, perché interviene nel momento della scelta e blocca l’automatismo del “Ok, vai”.
- Cosa vedrai: un pop-up chiaro prima di attivare la condivisione.
- Perché è utile: riduce gli errori di distrazione e educa chi ha competenze digitali basse.
- Cosa fare: se il contatto è sconosciuto o ti pressa, non condividere, chiudi la chiamata e blocca.
Dettagli e contesto nell’articolo di Punto Informatico.
Messenger: l’AI che intercetta i pattern di truffa
Riconoscere i segnali deboli, prima del danno
Su Messenger arrivano strumenti di AI capaci di analizzare le chat e segnalare comportamenti sospetti. L’obiettivo non è leggere la tua vita: è identificare i pattern tipici delle truffe e proporti passi concreti (blocca, segnala, ignora).
- Pressioni sul tempo: “subito”, “urgente”, “ultima possibilità”.
- Richieste insolite: condividere schermo, inviare OTP, spostarsi su canali meno controllati.
- Impersonificazioni: finti operatori, parenti in emergenza, responsabili HR con offerte lampo.
- Incongruenze: lingua, tono e grafica non coerenti con brand o contatti reali.
In pratica, l’AI fa da copilota di sicurezza: osserva il contesto e ti avvisa quando qualcosa suona male. Se scatta l’alert, puoi bloccare il profilo, segnalarlo e interrompere la conversazione prima che la truffa prenda forma. Anche qui i dettagli sono riportati da Punto Informatico.
Il quadro più ampio: scam center, account fake e autenticazioni più forti
Secondo quanto comunicato da Meta, sono stati chiusi milioni di account collegati a veri e propri scam center su Facebook e Instagram: operazioni industriali, non improvvisate. È la prova che la battaglia non si vince con un solo strumento: servono più livelli di difesa e abitudini solide.
Nel frattempo l’ecosistema si muove: passkey e autenticazione a due fattori stanno diventando standard. Google, ad esempio, sta spingendo in modo deciso 2FA e passkey su servizi come Gmail e Google Ads. Morale: la sicurezza sta diventando obbligatoria per tutti, non un optional per “smanettoni”.
Checklist pratica: 60 secondi per ridurre il rischio
- Blocca i numeri sconosciuti che ti chiamano e poi ti scrivono: spostano la conversazione dove hanno meno controlli.
- Non condividere mai lo schermo con chi non conosci di persona o non puoi verificare in azienda.
- Mai condividere OTP o codici di verifica: nessun operatore legittimo li chiede.
- Attiva 2FA/passkey su email, social, banca e servizi di pagamento.
- Diffida dell’urgenza: chi ti mette fretta spesso vuole impedirti di ragionare.
- Verifica i contatti: se ti scrive “la banca”, chiama il numero ufficiale dal sito, non quello in chat.
- Aggiorna le app: molte protezioni arrivano tramite update silenziosi.
- Segnala e blocca: aiutano gli algoritmi a ripulire la piattaforma.
Limiti e rischi: perché gli avvisi non bastano da soli
Gli avvisi di Meta sono un buon freno, ma non una bacchetta magica. I truffatori iterano in fretta: cambiano copioni, spostano i canali, riciclano identità. Il rischio è la fatica da alert: se vediamo troppi pop-up, finiamo per cliccare “OK” a occhi chiusi. Per questo serve una cultura minima di sicurezza e l’abitudine a verificare prima di agire.
Una criticità in più: le truffe più sofisticate non si limitano al messaggio, ma coinvolgono siti clone, app fake e social engineering via telefono. Qui nessun avviso può salvarti se non ti fermi un secondo a controllare chi hai davanti.
Impatto per PMI, creator e customer care
PMI
Le piccole imprese che usano WhatsApp per supporto e vendite devono formare il team: niente condivisione schermo con clienti, procedure verificate per rimborsi e pagamenti, messaggi standard per riconoscere i falsi. Gli avvisi aiutano, ma le policy interne fanno la differenza.
Creator e professionisti
I profili pubblici sono bersagli facili. Impostazioni privacy, filtri su messaggi da sconosciuti, 2FA ovunque. E quando arrivano proposte “imperdibili” in DM, prima si verifica l’identità su canali ufficiali.
Customer care
Gli avvisi di Meta possono ridurre i danni a valle, ma conviene anche prevenire a monte: pagine FAQ chiare, tutorial ufficiali, numeri e email verificate sul sito. Meno ambiguità = meno terreno per i truffatori.
In sintesi: piccoli pop-up, grande effetto (se li ascolti)
La novità di Meta ha un valore preciso: ti ferma nel momento critico. Su WhatsApp quando stai per condividere lo schermo, su Messenger quando la chat “puzza” di truffa. Non è la soluzione definitiva, ma è un pezzo importante del puzzle. Il resto lo fanno le tue scelte: diffidenza sana, verifiche e niente scorciatoie.
Per i dettagli tecnici e gli esempi, qui la fonte citata: Punto Informatico.
Conclusione
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